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Gli Autovelox servono solo a fare cassa?

Comuni, incasso record da 1,7 miliardi con le multe. Così titolava in prima pagina Il Sole 24 Ore di domenica 8 aprile.

Articolo originale apparso su La Repubblica.

L’assunto non è nuovo, e molti si chiedono se ciò rappresenti solo un escamotage delle pubbliche amministrazioni locali per rimpinguare le spesso esangui casse comunali. Almeno, questa è la domanda alla quale, in occasione di tali notizie, mi trovo a rispondere ai giornalisti.

Vediamo che cosa ci dice in proposito un ente certamente super partes quale lo World Health Organization, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2017 ha pubblicato un documento denominato Managing Speed.
I sistemi di trasporto su strada hanno contribuito enormemente allo sviluppo della maggior parte dei paesi del mondo, con benefici economici e sociali significativi. Hanno migliorato la capacità delle persone di accedere all’istruzione, all’occupazione e all’assistenza sanitaria ed anche le imprese hanno beneficiato di una maggiore efficienza nel fornire beni e servizi. Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia.

La rapida motorizzazione è stata spesso accompagnata da corrispondenti aumenti di lesioni stradali anche fatali, mentre molte aree urbane si trovano ad affrontare livelli crescenti di inquinamento atmosferico, associati a malattie respiratorie, livelli ridotti di attività fisica e altre conseguenze sulla salute. Il documento dell’OMS mette subito in evidenza come la velocità ha un effetto positivo sulla mobilità in termini di riduzione dei tempi di trasporto, ma incide negativamente sulla sicurezza stradale, influenzando sia la probabilità di un incidente stradale sia la gravità delle sue conseguenze. I danni derivanti dall’insicurezza stradale sono noti ed ingenti: circa 1,25 milioni di persone muoiono ogni anno sulle strade del mondo. È la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni e rappresenta quindi un problema di salute pubblica, ma anche per lo sviluppo: si stima che, a livello mondiale, le lesioni stradali costino circa il 3% del PIL, con punte del 5% nei paesi a basso e medio reddito. Tutto ciò ha mobilitato una risposta globale. Nel 2011 le Nazioni Unite hanno dichiarato un decennio di azione per la sicurezza stradale, che ha avuto l’obiettivo di stabilizzare e quindi ridurre il numero delle morti del traffico stradale globale. Nel settembre 2015 è stato definito un traguardo molto più ambizioso: la riduzione del 50% del numero di morti e dei feriti sulle strade entro il 2020.
La velocità dei veicoli è al centro del problema degli incidenti stradali. Più in particolare, la velocità eccessiva o inappropriata è un fattore di rischio fondamentale delle lesioni stradali. L’eccesso di velocità si verifica quando un veicolo supera il limite di velocità fissato dalla legge per una determinata strada. Si parla invece di velocità inappropriata quando un veicolo viaggia entro i limiti di velocità, ma ad una velocità inadatta alle condizioni stradali, meteorologiche e/o del traffico.

La velocità eccessiva è un problema comune a tutti i paesi. Uno studio condotto tra i paesi dell’OCSE ha mostrato che in genere il 40-50% e fino all’80% dei conducenti guida a velocità eccessiva, una percentuale analoga ai paesi con redditi bassi e medi.

L’OMS ci dice che con l’aumento della velocità media aumenta la probabilità di un incidente, ma anche il rischio di morte e lesioni gravi è maggiore. Una diminuzione del 5% della velocità media, può comportare una riduzione del 30% del numero di incidenti stradali mortali. Mentre coloro che viaggiano sui veicoli hanno molte più probabilità di essere feriti in collisioni frontali e laterali quando viaggiano ad alta velocità, la relazione tra velocità e gravità delle lesioni è particolarmente critica per gli utenti “deboli” della strada, cioè pedoni, ciclisti e motociclisti, così come per i bambini e gli anziani. Un pedone adulto colpito da un’auto che viaggia a 50 km/h ha un rischio di decesso inferiore al 20%, ma quasi del 60% se colpito a 80 km/h.

Qual è il contributo della velocità ai morti e feriti della strada? Nei paesi ad alto reddito, la velocità costituisce circa un terzo dei decessi sulle strade. Nel Regno Unito, ad esempio, la velocità è responsabile del 28% di tutti gli incidenti stradali mortali, mentre questa percentuale è del 30% in Australia. Nei paesi a basso e medio reddito, la percentuale è ancora superiore a causa della maggiore incidenza degli utenti deboli. Nel migliore dei casi stiamo parlando di oltre 400.000 persone che ogni anno perdono la vita a causa della velocità eccessiva, una città come Firenze che sparisce dalla faccia della terra.

Per gli anglosassoni, la risposta consiste nella tripla E: Engineering, Education, Enforcement (Ingegneria, Educazione, Controllo). Le misure di gestione della velocità dovrebbero riflettersi innanzitutto nella corretta progettazione o riprogettazione delle strade. Stabilire limiti di velocità adeguati alla funzione di ciascuna strada, con particolare riferimento alla congruità e quindi alla credibilità dei limiti imposti per legge, attuando adeguate campagne di formazione e informazione. Il controllo da parte delle forze dell’ordine è infine essenziale per rendere effettivi i limiti di velocità. I paesi che hanno stabilito adeguati limiti di velocità, ma hanno adottato scarsi provvedimenti per farli rispettare, hanno ottenuto benefici molto limitati. L’applicazione dei limiti di velocità assume forme diverse in contesti diversi e include approcci manuali e automatizzati. E’ dimostrato che il controllo automatico della velocità è il metodo più efficace per ridurre la velocità. Un certo numero di forze di polizia nel mondo ha adottato metodi di controllo basati su un approccio “ovunque, in qualsiasi momento” per scoraggiare qualsiasi eccesso di velocità sulla rete. Il messaggio è chiaro: l’eccesso di velocità è un comportamento illegale e inaccettabile, e in contrasto con gli interessi dei cittadini.
Le multe di Autovelox e non, di cui il Sole 24 Ore dava conto, sono quindi il frutto di una violazione di legge, e dovrebbero essere reinvestite in misure di sicurezza stradale, come previsto dal nostro Codice della strada, magari per riparare le ben note “buche” del manto stradale, di cui sono disseminate le strade del mondo, al pari dei buoni propositi.